Filosofo greco. Discepolo, secondo la tradizione, di Protagora e contemporaneo
di Socrate e Democrito,
P. è considerato uno dei primi esponenti
della Sofistica greca. Scarse sono le notizie biografiche tramandateci: primo
fra i sofisti, ricoprì cariche pubbliche nella nativa Ceo e ricavò
ingenti guadagni dalla sua attività di maestro di sapienza. La tradizione
gli attribuisce 23 trattati, oggi conosciuti solo attraverso frammenti o
citazioni di altri autori. Particolarmente famoso nell'antichità era il
trattato intitolato
Ore, in cui, in accordo con l'umanesimo sofistico,
l'autore esaltava il valore morale delle scelte e delle responsabilità
dell'individuo. Tuttavia, la fama di quest'opera, considerata dagli antichi uno
dei primi manifesti dell'ateismo, è dovuta, in particolare,
all'interpretazione razionalistica delle pratiche religiose in essa contenuta.
Secondo
P. gli dei non sono altro che ipostatizzazioni di forze naturali
e la religione, con le pratiche cultuali che essa comporta, nasce semplicemente
dal desiderio dell'uomo di guadagnarsi il favore di tali forze. Vasta risonanza
ebbe anche il
Trattato di sinonimica, in cui
P. cercava,
attraverso una meticolosa classificazione delle sfumature semantiche esistenti
fra i sinonimi, di istituire un rapporto univoco fra nomi e cose. La sinonimica
di
P., pur ridicolizzata da Platone nel
Protagora per la sua
eccessiva sottigliezza, è stata considerata, da molti interpreti antichi
e moderni, fondamento del "quesito definitorio" di Socrate, e vicina
alle ricerche sulla natura convenzionale del linguaggio condotte da Democrito
(Ceo, Isole Cicladi V sec. a.C.).